sabato 20 agosto 2011

I love musicassetta.

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Sono sempre arrivato sulle innovazioni tecnologiche con il ritardo di circa mezza generazione. Nel senso che porto il ritardo cognitivo su ogni nuova possibilità offerta da internet, media, e robe varie riscontrabile generalmente nei soggetti nati alla metà degli anni Settanta, una dozzina d'anni prima di me. Quindi possiamo dire, tanto per fornire qualche dato percentuale, che delle 100 innovazioni annuali – mettiamo – che offre il nostro tempo, se i miei coetanei mediamente ne conoscono e usano all'incirca il 25%, io mi limito ad uno stentato 7-8%. E se la novità li raggiunge nel giro di pochi mesi, per me ci vuole un annetto buono, nel migliore dei casi.

Le ragioni sono svariate. La prima, io la definirei di economia conoscitiva. Perché impegnarmi a conoscere, mettiamo, MySpace se molto probabilmente il successo di questo sarà limitato e sarà sostituito totalmente dai social network come Facebook? Perché imparare ad usare il videofonino se non mi videochiamerà mai nessuno, mentre arriverà l'i-Phone a rivoluzionare totalmente la nostra maniera di utilizzare i telefoni cellulari? Insomma, diciamo che lascio sperimentare le novità a terzi, aspetto che esse si affermino, dilaghino, diventino indispensabili alla nostra vita quotidiana e poi, piano piano, senza darmi troppo daffare, mi accodo alla massa. Non sono un pioniere.
E non lo sono anche per la seconda ragione della mia lentezza, e cioè l'avarizia. Sì, perché l'essere pioniere, in campo tecnologico e mediatico spesso implica anche una certa spesa. Pur ammettendo che l'i-Phone mi venga regalato da un cugino (ciò che è comunque impossibile visto che la mia avarizia mi ha escluso da tutti i circoli di regali di parenti, amici e conoscenti), ci sarà comunque un accessorio da comprare, sostituire, connettere, o che so io. Mi sembra più utile tagliare il problema alla radice e seguire il teorema economico da me formulato che soggiace alla mia sterile e grama vita: la crescita del desiderio di possesso è sempre esponenziale e, con essa, la spesa. Quindi: non iniziare mai a comprare. Roba da far stirare definitivamente le borse europee.

Poi ci sarebbero ancora altre ragioni che motivano la mia inabilità e la mia ignoranza in questo campo. Ma per ora mi interessa piuttosto individuare alcune conseguenze. Una di queste, la più evidente se venite a trovarmi dove mi trovo ora, consiste nel fatto che nello stereo dell'automobile di famiglia che utilizzo quando “torno al paese” c'è, da circa diciotto mesi, lo stesso CD-ROM e solo quello. E diciamo francamente che ho anche una certa fortuna, perché il disco che gira è bello, s'intitola Transformer ed è di un certo Lou Reed, che a me piace tanto e non mi stanca mai. Anche se non capisco le canzoni, comincio addirittura a cantare con la radio quando sono in macchina. E ogni tanto ho pure l'impressione di azzeccarci qualche parola inglese. Quel che mi impedisce di cambiare disco è che: uno, non ho molti CD con musica migliore e, quei pochi che ho, dovrei cercarli; due, non ho voglia di fare nuovi CD con musica migliore, perché non ho CD vergini e dovrei mettermi a masterizzare e mi ci vorrebbe un pomeriggio intero, ammesso che io sia in grado di selezionare musica migliore; tre, non ho i soldi per comprare uno stereo con l'ingresso USB.

Però l'altro giorno ho viaggiato in macchina di un amico che mi ha veramente stupito. Aveva una macchina nuova, cioè recente almeno quanto gli stereo con CD, e aveva montata una vecchia autoradio per musicassette e nel portabagagli aveva un cofanetto pieno pieno di cassette.
Mentre scrivo, nella stanza affianco, che è la cucina, sta bollendo qualcosa nella pentola a pressione, che quindi fischietta tutto il tempo. Sapete il rumore della pentola a pressione che fischietta, no? Fffff. È lo stesso rumore che faceva da sottofondo a quei dischi. C'erano i Pearl Jam, i Police, c'era Ben Harper, tutti quanti con un ffffff di sottofondo nientemale. Dovrebbero ricominciare a farli così i dischi, un po' sporchi, più vintage.

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