venerdì 25 gennaio 2013

Fantapolitica. Se fossi il ministro dell'Istruzione.


Se fossi il Ministro dell'Istruzione, sarei molto meno cattivo di tutti i ministri che abbiamo avuto negli ultimi decenni. Tutti a dire che la coperta era troppo corta e che gli insegnanti e che gli insegnanti non lavorano mai abbastanza: lavora!, lavora! Io non sono d'accordo e faccio una proposta.
Il mestiere di insegnante è faticoso: vi immaginate tutti i giorni con venti (venti, ma che dico venti?!, ormai trenta, quaranta, cinquanta!) bambini in classe? Che non vedono l'ora che suoni la campanella per gridare, correre o scoreggiare? Scommetto che l'80% di voi avrebbe un esaurimento nervoso al terzo anno di lavoro. Io dico una cosa: che un insegnante non è un supereroe dei fumetti, come Batman o Superman, e neanche quelli dei videogame, come Super Mario. Insomma, è una persona normale, che invecchia, come invecchiano le sue capacità, i suoi saperi, e così via. Per questo ogni cinque anni un insegnante dovrebbe fermarsi per un anno, stare lontano dai bambini e dai ragazzi, incontrare gli insegnanti di altre parti d'Italia, aggiornarsi, rimettersi in discussione e, eventualmente, correggersi. Io credo che anche i ragazzi sarebbero più contenti di non vedere più insegnanti un op' esauriti e che hanno perso il senso di quello che insegnano da vent'anni. E tutta la società crescerebbe meglio, insieme e più pacatamente. Pensate che cambiamento...

venerdì 18 gennaio 2013

Nascita di una nazione

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Piccolo dialogo teatrale per un esercizio di riscrittura di alcuni motivi shakespiriani. Due personaggi femminili, Lady Lavinia e Margareth.

Lady Lavinia: Margareth, vieni Margareth...! Margareth, cosa ne pensi di questi bicchieri? Non credi che il vino si rifletta male sul vetro e appaia troppo scuro?

Margareth: No, Lady Lavinia. In questo tipo di bicchieri il vino somiglierà a del sangue vivo.

L.: E i piatti, non sono troppo larghi?

M.: No, mia signora, li riempiremo di carne a sufficienza...

L.: Bene, e tra quanto tempo i preparativi per il pranzo di benvenuto saranno pronti ?

M.: Tra non molto... Quando ho lasciato la cucina Grace e Mary dicevano che la carne era pronta. E adesso stia seduta, signora. La vita che vive in lei è stanca. Si sieda. Durante il pranzo io le servirò un bicchiere di vino: lo beva, per dare forza al bambino. Ma beva solo il vino che io le servirò.

L.: Grazie, Margareth. Tu e Grace e Mary siete la mia forza. Durante questi anni, voi siete state la mia gioia, le mie amiche, le mie amanti. Grazie.

M.: Al suo servizio, mia signora.

L.: Sei anni, Margareth...

M.: E sei mesi e sei giorni...

L.: Stamattina mi sono alzata e ho pensato a questi ultimi sei anni. Questa casa ha visto il suo padrone... quante volte? Cinque, sei volte? L'uomo che ha costruito questa casa intorno al nostro letto. Ora sta tornando e il vino scorrerà su questa tavola come il sangue dei nemici sul campo di battaglia.

M.: La tavola sarà un fiume rosso, signora.

L.: Sei colpi, Margareth. Delle ferite dal braccio al cuore. Ed ha scelto di restare sul campo di battaglia, nonostante le ferite. Non è morto e il suo potere non si è indebolito. Si è accresciuto.

M.: Lei non era ancora incinta, signora. Un uomo di potere non può lasciare questo mondo senza una successione. Soprattutto se il successore deve essere glorioso.

L.: Quando i dottori dissero che non potevo dare la vita a nessuno...

M.: I dottori posseggono solo la metà della conoscenza. E lei aveva bisogno dell'altra metà.

L.: Mi avete cercato.

M.: Il destino del suo popolo e di suo marito lo richiedeva.

L.: Sopravvivrò al parto?

M.: Non dipende da noi, ma da Lui. Egli è l'unico padrone del suo corpo e della sua anima.

L.: E che cosa dice? Dopo la mia morte, non tradirà mio figlio?

M.: No, mia signora. Non tutti i figli hanno bisogno di succhiare il latte dal seno della madre.

L.: E mio figlio glorificherà sempre il padre?

M.: Il nome di suo padre sarà il nome del paese che fonderà.

L.: E il paese prolifererà come ho chiesto a Lui?

M.: Il suo sacrificio sarà stato un prezzo onesto. Suo figlio non sarà un soldato, come suo padre. Le sue mani rimarranno pulite, linde. Non avrà il potere delle armi, ma quello del linguaggio. Il padre ha ucciso con la violenza, il figlio ucciderà con le parole. Avrà dodici figli, da dieci donne differenti. I suoi figli prolifereranno su un territorio conquistato, fonderanno delle colonie e le colonie diventeranno un paese, un paese glorioso. Questo è il Suo volere.

L.: Oh Margareth, se ancora avrò la forza di ricordare dopo la mia morte, mi ricorderò di te.

M.: E così sia, mia signora.
Ma questo non è il momento d'addio, ma di benvenuto. Suo marito sta arrivando. Mi scusi, devo lasciarla...
Grace, Mary, il vino, il vino, prendete il vino e versatelo nei bicchieri. Abbondanza nella casa in cui sta per nascere il Padre di una Nazione!

sabato 5 gennaio 2013

Fantapolitica. Se fossi il Ministro dello Stato Sociale.

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Se io fossi il Ministro dello Stato Sociale o del Welfare, come si dice da un po' di tempo, farei una legge a favore dei genitori e dei figli. I figli, infatti, non sono dei sacchi di patate che, a lasciarli a casa o a scuola tutto il giorno, tutt'al più nasce qualche rametto bianco. I figli sono qualcosa di serio, che richiede tempo e responsabilità. Quello che mi chiedo è: se non ci sono nonni, zii, cugini, amici, baby-sitter, tate, tante, nutrici, nutrie, cagnolini o scoiattoli che possono prendersi cura dei bambini, con chi restano questi ultimi mentre tutti e due i genitori lavorano? Chi li porta all'asilo, ops!, alla scuola dell'infanzia, al nido, in questo o in quest'altro posto? E chi li va a riprendere? Li lasciamo lì per strada? Chiediamo alla maestra di portarli a casa con lei e li passiamo a prendere la sera alle 9 quando finiamo di lavorare? Io direi di no, mamma e papà sono mamma e papà, la maestra è la maestra. Quindi, sentite un po' che cosa proporrei in questa prima puntata della nuova fantapolitica: che tutte le coppie con figli in cui entrambi i genitori sono lavoratori abbiano diritto a una riduzione retribuita della giornata lavorativa. Per esempio direi che uno dei due genitori, che sia il maschietto o la femminuccia, può lavorare un'ora in meno al giorno quando il o i figli(o) ha(nno) meno di 5 anni ed essere pagato, per quell'ora, all'80%. Per chi avesse bisogno di una seconda ora di riduzione dell'orario, questa seconda ora io gliela pagherei al 70%. Una terza? Io la pagherei al 50%. Una quarta? No, una quarta forse no...
Ma chi le paga queste ore? Già, chi deve prendersi il carico di spesare un tempo non lavorativo e che viene dedicato alla cura dei bambini? L'azienda? Il padrone? Non è detto che sempre ce la faccia e non sono neanche sicuro che sarebbe del tutto giusto. Certo, un contributo dovrebbe darlo: se un suo lavoratore/trice riesce ad educare adeguatamente i suoi figli, non è vantaggioso anche per lui o per chi lo circonda? Che ci siano bambini che crescono bene, sani, educati ed intelligenti è un bene per tutta la società, non solo per i genitori. Io, quindi, direi che tutta la società deve occuparsene. E che tutta la società deve prendersene carico. In che modo? Grazie allo stato, che sia uno stato sociale. Ecco, se io fossi il Ministro, direi che lo Stato Sociale dovrebbe prendersi cura dei bambini che nascono e aiutare i genitori ad occuparsene. Pensate come si riempirebbero di bambini le nostre strade...